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Dubbio "esistenziale": traduttori affermati che non riescono a fatturare per vivere degnamente?
Thread poster: María José Iglesias
alessandra nespoli
alessandra nespoli  Identity Verified
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ulteriore considerazione Sep 1, 2012

Faccio un'ulteriore considerazione, sempre a partire dal concetto di "dignitoso", che mi ha un po' disturbato.

Innanzitutto credo che salti agli occhi di tutti che in paese dove il reddito "medio" è di 19 mila e rotti euro, il fatto che poi si rivelino "medi" un affitto/mutuo da 800 euro al mese (a Torino, quasi in centro per 80 mq, io ne pago 450, però in effetti ci sono bollette, spese di condominio ecc. ecc.) e 600-800 euro/mese per l'auto, significa che c'è qualcosa che non v
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Faccio un'ulteriore considerazione, sempre a partire dal concetto di "dignitoso", che mi ha un po' disturbato.

Innanzitutto credo che salti agli occhi di tutti che in paese dove il reddito "medio" è di 19 mila e rotti euro, il fatto che poi si rivelino "medi" un affitto/mutuo da 800 euro al mese (a Torino, quasi in centro per 80 mq, io ne pago 450, però in effetti ci sono bollette, spese di condominio ecc. ecc.) e 600-800 euro/mese per l'auto, significa che c'è qualcosa che non va. O in termini di costi gonfiati o in termini di un livello di vita considerato accettabile.
È ovvio che l'"accettabile" è soggettivo e personale, ma mi sembra anche ovvio che ritenere 1400 euro/mese una spesa fissa e inevitabile, nel contesto italiano, significhi presupporre di fare parte di una categoria decisamente privilegiata.
E privilegio e "il minimo per vivere" non vanno d'accordo.

Inoltre, sarebbe anche da tenere in conto il fatto che queste spese, implicano in genere anche un tot di spese scaricabili (auto a uso promiscuo, affitto, bollette, spese di condominio, ecc. ecc.) che vanno detratte dall'imponibile. E considerare, di fatto, il mutuo come una forma di risparmio. La casa prima non c'era, giusto?

Se uno dai conti fatti prima, aggiunge alla quota dei risparmi i soldi per pagare il mutuo (perché i miei nonni e genitori l'acquisto di una casa l'hanno sempre considerato un risparmio e se non addirittura un investimento) e la quota di risparmio dovuta a tutte le detrazioni, il risparmio si quantifica almeno in una decina di migliaia di euro in più.

È davvero così poco?

[Modificato alle 2012-09-01 13:10 GMT]

[Modificato alle 2012-09-01 13:18 GMT]
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Federica D'Alessio
Federica D'Alessio
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Eccomi Sep 1, 2012

Allora, cerco di essere breve [non ci sono riuscita]. Sono di nuovo d'accordo fra l'altro con le cose che dice A. Nespoli. Credo che ripeterò tante cose che ho già detto o che hanno detto altri, ma pazienza, si vede che non sono tanto brava a spiegarmi.

Allora: quello che dicevo 2 anni fa, non ricordo in che discussione, lo ritengo tuttora vero. Fino all'anno scorso stavo nel regime dei minimi, oggi per sopraggiunti limiti di età, sono fuori dai minimi. Fino all'anno scorso succ
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Allora, cerco di essere breve [non ci sono riuscita]. Sono di nuovo d'accordo fra l'altro con le cose che dice A. Nespoli. Credo che ripeterò tante cose che ho già detto o che hanno detto altri, ma pazienza, si vede che non sono tanto brava a spiegarmi.

Allora: quello che dicevo 2 anni fa, non ricordo in che discussione, lo ritengo tuttora vero. Fino all'anno scorso stavo nel regime dei minimi, oggi per sopraggiunti limiti di età, sono fuori dai minimi. Fino all'anno scorso succedeva questo, che ogni anno a settembre il mio commercialista mi diceva: rallenta, stai spendendo troppo poco e fatturando troppo, sforerai il limite facilmente e pagherai un sacco di tasse. Sempre il commercialista, a dire il vero frenando anche i miei entusiasmi, mi consigliò di non stare a smazzarmi più di tanto per accrescere il fatturato, se non avevo intenzione di diventare ricca, perché per qualche migliaio di euro, mi conveniva rimanere nei minimi.

Quest'anno che per sopraggiunti limiti di età non ho più alcun tipo di vincolo a non sforare il limite dei 30mila, lo sforerò senz'altro, e non mi avventuro a dire quanto fatturerò non fosse altro che per scaramanzia ma anche perché non lo so, non posso saperlo già, e in ogni caso saranno pure fatti miei o sennò se l'intento del thread è sapere la dichiarazione dei redditi di tutti, beh bastava chiederlo.
Conclusione: per come la vedo io, almeno nei miei settori, non è per mancanza di lavoro che non si va oltre i 30mila euro. A me è capitato che me lo sono messo io il limite, su consiglio del commercialista, scegliendo al tempo stesso di dedicare molto tempo all'impegno volontario; in ogni caso, era comunque molto di più di quanto guadagnassi prima, quando facevo la traduttrice freelance part-time e in più lavoravo a progetto da un'altra parte (sono tre anni che lavoro full time da traduttrice e no, non considero affatto gli anni precedenti come meno validi professionalmente, sono stati fondamentali per me, la mia formazione e per arare il terreno per poi lavorare full time).

Sono decisamente dell'idea che non è impossibile per un traduttore fatturare 60mila euro l'anno. Come ho già detto, fatti anche 30 euro l'ora lordi si lavora 2000 ore l'anno, diviso per 11 mesi = 181 ore al mese, diviso per 4 settimane = 45 ore la settimana.
Come dicevo due anni fa: chi è mediamente in gamba, nel senso che ha la capacità di conquistare e mantenere clienti che gli garantiscono quel monte ore annuale, mantenendo i prezzi bassi e producendo molto, o producendo meno ma a prezzi un po' più alti, ce la fa. Con fatica, perché gli tocca lavorare 45 ore la settimana, ma anche con un mese intero senza lavorare. Se si vuole, si può, ma ovviamente ci devi arrivare, non è che si può in un anno. Quindi prima di arrivarci ti devi impegnare e per rimanerci, ancora di più, e in ogni caso sul tuo conto circoleranno molti più soldi ma arriverà la stagione delle tasse che guarda caso coincide con quella dell'IMU, delle vacanze, dei conguagli delle bollette e infine di Natale, e tac! via la metà anzi molto di più. E quando sarai anziano, beh... se non è fallita la tua assicurazione, se l'euro esiste ancora, se qualcuno non ti ha rapinato in modo legale o illegale, se le banche non sono andate a ramengo, se insomma il sistema economico/politico attuale non fosse allo stadio di putrescenza in cui si trova, magari sì, camperò con 1500 euro al mese e magari con quello che nel frattempo avevo nascosto sotto il materasso.

Bene, siamo arrivati fino qua. Conclusione: non sono affatto pessimista rispetto alle possibilità di un discreto benessere con il solo lavoro di traduzione oggi. E lo so che suona folle, ma in realtà non sono neanche pessimista rispetto al futuro in senso più ampio, perché non è nella mia natura essere pessimista: certo, rispetto a due anni fa ci sono tante cose che sono cambiate. C'è che l'economia e l'intero sistema-mondo così com'è stanno andando definitivamente a rotoli, e se due anni fa non era del tutto chiaro, oggi lo è di più. Di diverso c'è che le aliquote INPS sono aumentate e il coefficiente per il calcolo della pensione diminuito. C'è che l'euro sta tirando le cuoia. C'è che ho calcolato più di una volta la mia pensione futura per sommi capi (perché non è possibile farlo in modo preciso visto che senza neanche un titoletto sui giornali, questi ti cambiano il coefficiente come gli pare a loro, per non parlare dell'aliquota INPS) e ho capito che da vecchia, comunque vada, nel caso in cui dovessi andare in pensione, sarò _povera_. E non solo io: saremo tutti - più - poveri. E non solo: ci saranno sacche di miseria pesantissime attorno a me, vicino a me, tra i miei cari, tra i miei vicini di casa o di quartiere, perché appunto o, come dice Manuela, lavori fino a che non schianti se te lo potrai permettere, o se ti ammalerai e non potrai più lavorare, te la passerai veramente male.

Torno a dire: sono pessimista dicendo queste cose? No. Semplicemente guardo il mondo, confidando nel cambiamento, ritengo che siamo a un bivio per la storia dell'umanità, imbocco la strada della speranza nel cambiamento planetario e complessivo della vita, e nel mio piccolo mi impegno perché ciò avvenga.

Quindi? Quindi in questo quadro, come già hanno detto bene altre persone prima di me,
non solo non mi sognerei mai di lamentarmi per la situazione e per le prospettive mie personali in quanto traduttrice, ma mi ritengo una delle persone meglio messe che conosco. Con i miei 30mila, 35mila, fra qualche anno chissà forse di più, euro di fatturato annui, senza figli senza quasi spese, con un mutuo che non mi leva il sangue per una casetta piccina ma più che adeguata alle mie esigenze, ho campato benissimo finora senza investire tutte le mie energie sul lavoro ma potendo dedicarmi ad altro, molto importante nella mia vita. Voglio essere ricca? Ovviamente no. La dignità te la porti dentro, non te la dà certo il conto in banca, come dice sempre A. Nespoli.
Ma soprattutto quando c'è gente che si butta sotto una miniera per protesta, che si ammala di tumore solo perché andava tutti i giorni a lavoro, che emigra da un continente all'altro per dare un futuro ai figli, ecco, la prospettiva cambia. Bacio metaforicamente la terra tutti i giorni tutti i giorni perché faccio il lavoro che faccio, che mi piace, mi dà prospettiva di miglioramento, mi stimola, mi permette addirittura, se lo vorrò un giorno, o se per qualche disgraziato motivo fosse necessario, di poter provare a guadagnare di più.

Così la penso io e questa è la mia esperienza. Per qualcun altro può essere illogico questo discorso, beh pazienza, l'importante è che sia chiaro che ognuno fa le sue scelte e che se non danneggia nessuno, ogni scelta è giusta, che la dignità non si misura in soldi né in benessere materiale.




[Edited at 2012-09-01 15:06 GMT]
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dropinka (X)
dropinka (X)  Identity Verified
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A conti fatti... Sep 1, 2012

Federica D'Alessio wrote:
Fino all'anno scorso stavo nel regime dei minimi, oggi per sopraggiunti limiti di età, sono fuori dai minimi. Fino all'anno scorso succedeva questo, che ogni anno a settembre il mio commercialista mi diceva: rallenta, stai spendendo troppo poco e fatturando troppo, sforerai il limite facilmente e pagherai un sacco di tasse. Sempre il commercialista, a dire il vero frenando anche i miei entusiasmi, mi consigliò di non stare a smazzarmi più di tanto per accrescere il fatturato, se non avevo intenzione di diventare ricca, perché per qualche migliaio di euro, mi conveniva rimanere nei minimi.


Che il regime dei minimi fosse un regime particolarmente conveniente, non c'è dubbio.
Che il sistema tributario italiano sia progressivo (più guadagni, più sei tassato), è un dato di fatto.
Se uno fattura € 80.000, non ha un netto doppio rispetto a chi fattura € 40.000, ma un po' inferiore al doppio. Proprio perché il sistema è progressivo. Ma anche se al raddoppio del fatturato non corrisponde un raddoppio del netto, mi pare assurdo non proporsi di realizzare un raddoppio del fatturato

Per aumenti di fatturato "di qualche migliaio di euro" rispetto ai € 30.000 del regime dei minimi, non ha senso uscire da quel regime. Siamo d'accordo! Ma se si tratta di fatturare € 60.000 invece di € 30.000, la situazione mi sembra ben diversa.

Ognuno faccia quello che vuole, per l'amore del cielo... Ma faccio un po' fatica a credere al "preferisco fatturare € 30.000 anziché € 60.000 perché tanto me ne va via la metà in tasse". A maggior ragione quando non si ha più la possibilità di stare in un regime fiscale vantaggioso.

Claudia


[Edited at 2012-09-01 20:07 GMT]


 
gianfranco
gianfranco  Identity Verified
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Ma il problema è che non ci si riesce... Sep 1, 2012

Federica D'Alessio wrote:
Sono decisamente dell'idea che non è impossibile per un traduttore fatturare 60mila euro l'anno. Come ho già detto, fatti anche 30 euro l'ora lordi si lavora 2000 ore l'anno, diviso per 11 mesi = 181 ore al mese, diviso per 4 settimane = 45 ore la settimana.


Federica,
questi sono, metti o togli qualche ora, gli stessi numeri a cui sono pervenuto anche io.
E infatti, li ho proposti come "in teoria basterebbe fare questo" (per chi vuole lavorare 40-50 ore per 11 mesi), ovvero full-time, ovvero non facendo scelte di stare part-time per qualunque suo motivo.

Il problema è che il mercato, tranne autentiche rarità (quelle che possono essere incluse nel "non è impossibile"), non consente di trovare tanto lavoro e tanto continuativo e a tariffe tali da consentire questi risultati. In pratica, questo reddito, questi volumi di lavoro, e questi risultati non li si fa, neppure volendo e neppure avendone la capacità.

I motivi sono tanti, già esposti (eccesso di offerta, discontinuità nel flusso di lavoro, distrazioni dovute alla famiglia, altri eventi della vita, quello che si vuole) e quindi 30 euro x 2000 ore non sono possibili. Si dovrebbe invece parlare di 2000 ore di lavoro effettive (su questo sono anche d'accordo) ma di cui forse 1500-1600 sono "fatturabili", ma allora la tariffa media dovrebbe aggirarsi o superare i 40 eur per ora produttiva, ed è peggio che andare di notte...

E questo è il problema!

Inoltre, i clienti solitamente non fanno la fila dietro la nostra porta, e quindi ci sono sempre, inevitabilmente, lacune nel lavoro. Già detto, ripetuto e anche ben noto.

Le eccezioni non fanno testo, per definizione, perché sono eccezioni. Inutile che salti fuori il caso diverso a dire "io ci riesco", perché per ogni UNO che ci riesce (congratulazioni sincere!) ce ne sono 100 o 1000 che meritano, e molti piu' di 1000 che un giorno potrebbero volerlo, ma non ci arrivano e non ci arriveranno mai, se il mercato continua in questo trend...
Non stiamo parlando di 15-20% che hanno successo, e il normale 80% che non ci arriva. Stiamo parlando di 'mosche bianche', chiamiamoli anche "diamanti nel fango", vere RA-RI-TA'.

Per le persone umane normali, fare 50-55-60mila euro di fatturato come traduttore freelance è raro, e quindi non tornano i conti.

GF


[Edited at 2012-09-01 21:45 GMT]


 
Christel Zipfel
Christel Zipfel  Identity Verified
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Non sono affatto d'accordo Sep 1, 2012

Federica D'Alessio wrote:

Sono decisamente dell'idea che non è impossibile per un traduttore fatturare 60mila euro l'anno. Come ho già detto, fatti anche 30 euro l'ora lordi si lavora 2000 ore l'anno, diviso per 11 mesi = 181 ore al mese, diviso per 4 settimane = 45 ore la settimana.



Mi dispiace, ma non è possibile fare i conti così!

Chi è che lavora in modo così regolare? Ci sono i tempi morti, quando proprio non c'è lavoro, bisogna fare le fatture, elaborare i preventivi... E quindi le 45 ore settimanali (che già sono tante) facilmente diventano 50 o anche di più.

E' tutto un discorso teorico.

Ed ecco che 30 Euro l'ora risultano decisamente troppo pochi.

Se fosse necessario, volevo precisare che i miei interventi (tutti! non solo in questa discussione, ma tutti quelli che ho fatto da quando intervengo in questo forum, e sono parecchi anni) e anche i consigli dati in privato a qualche collega sono sempre stati volti a spronare chi mi legge a non svendersi mai. Che poi uno lavori 20 ore alla settimana o 50 per me non ha veramente importanza, sono fatti suoi. Basta non rovinare il mercato con la scusa "tanto, non devo vivere di questo lavoro", "lo faccio solo per passione/passatempo" e via discorrendo.


 
María José Iglesias
María José Iglesias  Identity Verified
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Alcune conclusioni Sep 2, 2012

Cari colleghi,

ho letto con interesse i vostri interventi e volutamente mi sono astenuta dall'intervenire fino adesso per cercare di capire meglio i vostri punti di vista.

Non ho la minima intenzione di giustificarmi per aver postato un argomento che seppur sapevo delicato, non aveva i toni polemici e arroganti che qualcuno ha voluto vedere nel mio intervento. Al contrario, quando ho aperto questa discussione ho riflettuto ad alta voce ponendo dei semplici e leciti que
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Cari colleghi,

ho letto con interesse i vostri interventi e volutamente mi sono astenuta dall'intervenire fino adesso per cercare di capire meglio i vostri punti di vista.

Non ho la minima intenzione di giustificarmi per aver postato un argomento che seppur sapevo delicato, non aveva i toni polemici e arroganti che qualcuno ha voluto vedere nel mio intervento. Al contrario, quando ho aperto questa discussione ho riflettuto ad alta voce ponendo dei semplici e leciti quesiti a cui chiunque poteva sentirsi libero di rispondere o meno. C’era nel mio intervento una premessa che forse qualcuno non ha voluto leggere ma che è ancora lì. Ho deciso di postare comunque perché, popolare o impopolare, ho creduto che quanto avevo da domandare apertamente potesse aiutare comunque a riflettere, me compresa.

Ho formulato qualche ipotesi e ho espresso qualche dubbio ma non ho concluso niente a priori. Nessuna intenzione quindi di offendere e men che meno di giudicare. Fra l’altro, chi ha voluto leggere nel modo giusto ha capito che mi riferivo non a tutti i traduttori freelance né a tutta la categoria dei traduttori né a chi è da poco nel campo, ma a una fetta di professionisti che pur lavorando da parecchi anni e con una dichiarata specializzazione non riesce a raggiungere la citata somma di 30.000 euro all’anno che, ora dico chiaramente, io ritengo insufficiente per vivere bene da una professione autonoma a tempo pieno, proprio a causa del carico fiscale.

Probabilmente la mia curiosità nasce dal fatto che in questi ultimi anni mi sono abituata a guardare il nostro lavoro dal lato agenzia seppur una buona fetta del lavoro la svolgo in prima persona; mettermi nei panni dei freelance che lavorano quasi esclusivamente con agenzie e cercare di capire il loro punto di vista mi aiuta a capire meglio come si sviluppa il nostro mercato e quindi a svolgere meglio il mio stesso lavoro.
Non si tratta quindi di farsi i fatti degli altri, come qualcuno ha voluto travisare, ma di guardare fuori da se stessi. E questo guardarsi intorno e non aver paura di confrontarsi apertamente ritengo sia un elemento importante per farsi strada in qualsiasi professione, non solo in quella del traduttore. Sarò più chiara: chi non cerca di capire la concorrenza e si accontenta di coltivare il proprio orticello senza guardare un po’ più lontano, a mio modo di vedere non arriva molto in là, semplicemente perché si preclude la possibilità di imparare dagli altri. Credo quindi che una buona dose di curiosità e di capacità di dialogo anche quando si affrontano aspetti delicati e sicuramente un po’ scottanti possa essere comunque costruttivo e non necessariamente motivo di scandalo o di polemica, soprattutto quando si parla di lavoro autonomo. Questo lo dico soprattutto a chi dopo aver scritto delle parole non tanto indovinate e sul filo dell’irrispettoso, ha deciso infine di non pubblicare il proprio commento, giunto comunque a destinazione, ma anche a chi lo ha fatto apertamente.

Detto ciò, aggiungo che mi sono sentita parecchio distante da molti dei discorsi che ho letto qui. Un limite mio, sicuramente. O forse non c'è una risposta univoca, come è logico che sia essendo diversi. Mi sento lontana da una certa visione della professione, ma non mi sento necessariamente migliore per questo. Se si è soddisfatti di quello che si ha, niente da dire. Il fatto è che qui non mi sembra di vedere spesso professionisti veramente soddisfatti del lavoro che svolgono.

La mia idea è che quando si ha un’attività in proprio, in QUALSIASI settore, normalmente si butta in essa tutto di se stessi. Un’attività si deve conquistare, sudare, soffrire. E giustamente anche godere. Certo, è bello fare anche tantissime altre cose, è bello viaggiare quando se ne ha voglia, è bello essere un giorno disponibili per i clienti e cento no, prendersi un secolo per tradurre una cartella, e per alcuni può essere persino gratificante lavorare il meno possibile (non per niente si esercita una LIBERA professione), ma io non ho mai creduto che in una professione come la nostra si lavori solo per passione. In questa come in tutte le altre, si lavora, in genere, per guadagnare, e per guadagnare anche bene e più possibile. Non necessariamente per arricchirsi ma anche per dare, per essere in condizioni di dare. E anche per crescere, perché no?. Altrimenti, che senso ha il lavoro? Non sarebbe meglio allora fare la/il casalinga/o? Certo, questi discorsi non fanno al caso di quelli che usano la traduzione semplicemente per arrotondare o per avere un minimo per mangiare. Ma non mi rivolgevo a questi. Io parlavo di quelli che hanno fatto della traduzione la propria professione a tempo pieno per fare di essa una fonte di guadagno.

Probabilmente non si pongono questi problemi del “guadagno decoroso” coloro che non hanno una famiglia numerosa da mantenere, o quelli che essendo ancora giovani vivono e lavorano da soli in un piccolo appartamentino, con poche spese; o quelli che si accontentano di avere un reddito basso perché hanno un’altra attività che svolgono contemporaneamente, o che vivono con un partner con uno stipendio fisso che guadagna bene e non deve assumere i rischi di impresa. Non si pone nemmeno questo problema del fatturato, e quindi del vero guadagno dopo le tasse chi, come si è detto qui chiaramente, preferisce non investire nella propria professione per mantenere volutamente un basso profilo.
Si vive alla giornata, spensierati. Si esce dalla spensieratezza solo per lamentare le basse tariffe di Caio o Sempronio, questo sì. Tutto lecito e rispettabilissimo, ci mancherebbe. Ma non fa al caso mio. Per questo ho fatto altre considerazioni e ho ipotizzato fatturati e redditi più elevati e possibili per un traduttore. Io ho quasi 50 anni, 3 figli e un marito che lavora in proprio, in un altro settore. Credo alla mia professione e investo in essa, dedico del tempo, cerco di avere la massima disponibilità per i miei clienti tutti i giorni, cerco di stare per quanto posso alle stressanti richieste urgenti, lavoro almeno 8 ore al giorno. A volte di più. Con meno libertà di chi lavora come freelance perché ho un ufficio con un orario da rispettare, ma anche con totale libertà se un giorno mi devo assentare o se mi voglio prendere un mese di ferie. È vero che mi faccio in quattro e mi lamento ogni tanto perché sento la stanchezza (non di meno però degli operai che lavorano dall'alba al tramonto in un cantiere, in inverno come d'estate) ma ci credo e vado avanti. Perché aver scelto una attività autonoma è questo che mi comporta. Io sento sulle mie spalle una responsabiltà. Ma vedo che questa è la normalità in qualsiasi attività autonoma. Per me il lavoro non è tutto, ho per fortuna altre gratificazioni nella vita, ma è importante.

Sarà forse per questo che leggendo alcuni dei post in questo forum lo stupore iniziale a cui accennavo all’inizio di questa conversazione è andato paradossalmente in crescendo.
Pensavo, forse stupidamente, che avendo una professione che in generale piace a chi la svolge, si fosse anche disposti, in generale, a capire come aumentare il proprio fatturato e quindi il proprio reddito, pur con un sistema fiscale strozzante. Strozzante per chi fattura 20.000 euro l’anno come per chi fattura cinque volte tanto.

Mi sarei aspettata che qualcuno, anziché affermare che sono impossibili o quasi impossibili certi livelli di fatturato in Italia o che per guadagnare una certa cifra si debba tradurre per ore infinite, si chiedesse: “come fanno quelli che ci riescono?”, “che tariffe applicano?” “sbaglio forse nel marketing?” "quale è il mio mercato?" “posso fare qualcosa per crescere e soprattutto mi interessa crescere?” “come è il mio rapporto con i clientii?" "posso in qualche modo migliorare?" “credo a quello che sto facendo?” “posso fare qualcosa per ampliare la mia attività o per aggiornarmi nella mia specializzazione? “. Penso che chi si pone queste domande con una certa frequenza possa avere un guadagno anche maggiore.

La mia impressione è che invece regna il pessimismo generale e di conseguenza la voglia di crescere e di migliorare le proprie condizioni professionali è veramente scarsa. Ci si accontenta di quel poco che si guadagna, ci si confronta con altri che guadagnano ancora meno ma non con chi lavora meglio o guadagna di più. A molti va bene così. Rispettabilissimo.

Io pensavo che forse qualcuno avrebbe potuto sollevare in questa discussione, ad esempio, che lavorare esclusivamente con le agenzie non porta molto spesso a raggiungere un reddito medio/alto o alto.
E allora avrei chiesto: perché si sceglie di lavorare esclusivamente con le agenzie se non si guadagna adeguatamente? Sarebbe stato forse interessante affrontare questo argomento, ma curiosamente nessuno ha accennato a questo problema.

È più importante lamentarsi delle tariffe indecenti proposte da certe agenzie o cercare di capire come evitare questa situazione per raggiungere un reddito più elevato? Meglio scandalizzarsi e lamentarsi all'infinito per le tariffe basse che applicano certi traduttori o cercare di dare un servizio migliore e più completo per essere più competitivi?”
A me non convince la tesi del mercato saturo pur sapendo che per chi inizia è difficile. Ma io parlavo di traduttori affermati.

Mi sarebbe piaciuto (perché sintomo di ottimismo, di creatività) che qualcuno avesse fatto un ragionamento di questo tipo: “ho investito per diversi anni nella mia specializzazione, ho studiato bene un dato settore, mi sono ricavato una nicchia di mercato, riesco oramai a produrre parecchie parole al giorno nel mio campo senza lasciarmi la pelle, sono diventato abbastanza veloce perché mi sento sicuro in quello che traduco. Ora potrei forse fare un piccolo investimento nel marketing (certo, anche questo richiede impegno e tempo), potrei raddoppiare i clienti che pagano molto bene per non dovermi fare un mazzo bestiale. Potrei di conseguenza arrivare al doppio, al triplo o anche di più del fatturato che faccio attualmente. In questo modo, quando arrivano le tasse, pur se quello che risulta sulla carta non risponde a quanto mi è rimasto in tasca, mi resta comunque qualcosa che mi permette di crescere ancora, di investire ancora, di vivere anche bene o molto bene, di mantenere la famiglia senza sacrifici enormi, di mettere da parte ogni tanto qualcosa per la vecchiaia o per aiutare altri”.

Invece ho letto qui: “non vale la pena farsi un mazzo così”. E devo dire che mi sono cadute le braccia perché non me l’aspettavo. Mi fa tristezza, che devo dire, perché noto che una fetta della categoria è stanca, demotivata, pessimista. E io con quei professionisti, pessimisti e stanchi (che guarda a caso, a volte sono molto molto bravi) ho a che fare prima o poi nel mio lavoro. La cosa mi dispiace e un pochino mi preoccupa.

Ho molto apprezzato invece quanto scritto da Mariella e da Christel, per motivi diversi.
E penso che chi è positivo e propositivo può crescere, imparare ancora, avere successo, vivere in modo più agiato ed essere gratificato. E la gratificazione nel lavoro, è stimolante, produce gioia. E la gioia è anche importante per lavorare bene. Io la vedo così.

Dopo avervi letto, mi chiedo ancora: perché allora è così difficile per un traduttore freelance arrivare a un livello di fatturato di questo genere? Perché non arrivare nemmeno a 30.000 euro di fatturato appare un fatto "normale"?

Io mi sono fatta qualche idea:

1. Sono molti i traduttori che preferiscono lavorare solo con agenzie a tariffe medie o basse (le agenzie difficilmente pagano oggi come oggi 0,13 €/parola ai freelance a meno che siano iperspecializzati, e anche quando realmente lo sono è difficile spuntare sempre questa tariffa). Io chiedo a questi: perché non lavorare con clienti diretti? Non mi è tanto chiaro quale sia il vero motivo di lavorare solo con agenzie.

2. Sono molti i traduttori (anche da quello che ho letto qui) che scelgono di non investire nella propria professione. Preferiscono avere un reddito piccolo e pagare meno tasse. Non investono perché non guadagnano e non guadagnano perché non investono. Un circolo dal quale non si ha spesso il coraggio o la voglia di uscire.

3. Sono molti i traduttori ai quali 30.000 euro di fatturato sembrano molti. Ho visto qui anche questo. Per questi, guadagnare anche meno di quella cifra, nonostante l’ammazzata di tasse, va bene. Meglio godersi la vita e vivere il presente perché le tasse sono troppo elevate. Tanto, vivremo nella povertà più assoluta quando arriveremo a 70 anni e questo Paese sta andando a rotoli. Così almeno mi è sembrato di capire. E mi sembra triste.

4. Sono molti i traduttori che quando mandano il proprio curriculum dicono di essere specializzati in tale o quale settore, ma poi si svendono a 0,04 €/parola. E questo lo vedo tutti i giorni in molte candidature che arrivano al mio ufficio. Come la mettiamo? Tutti quelli che dicono di essere specializzati, lo sono realmente?
A questo punto mi devo chiedere ancora: i traduttori con una REALE specializzazione che applicano tariffe consoni alla loro preparazione ed esperienza specifiche e che campano solo della traduzione, davvero non raggiungono un fatturato che li permetta di vivere bene? Allora vogliamo dire che esclusivamente della traduzione non si vive? Che si vive sulla soglia della povertà? Io non ci credo. I bravi traduttori veramente specializzati di solito non si svendono. Anche questo lo constato nel mio lavoro. E se sanno vendere i loro servizi, sono bravi, sono credibili, lavorano. Qui la vedo un po’ come Christel.

5. Sono molti i traduttori che, abituati a lavorare con le agenzie, quando per caso trovano un cliente diretto pensano che sia già moltissimo chiedere 15 euro a cartella e 20 euro per un’asseverazione. Anche questo ce l’ho sotto gli occhi tutti i sacrosanti giorni. Ma di questo tipo di "concorrenza" alle agenzie e ai colleghi che con agenzie non lavorano non se ne parla.
È logico che chi applica, anche quando lavora con clienti diretti, tariffe non in linea con quel mercato non raggiunge livelli di fatturato che dovrebbero essere normali nella nostra professione.

Aggiungo infine che in qualsiasi attività l’aspetto imprenditoriale di cui abbiamo tante volte discusso prevede anche il confronto con gli altri professionisti del settore e con la concorrenza. Coltivare esclusivamente il proprio orticello guardando solo se stessi a mio parere non porta molto lontano. Nel mercato non bisogna chiudere gli occhi o aprirli solo per guardare il proprio umbilico, è necessario guardare un pochino più lontano. Ma forse questo non sempre viene recepito.

Queste sono le mie considerazioni dopo aver letto molti dei vostri post qui. So che non piaceranno alla maggior parte, ma è quello che penso.

Chiedo vivamente scusa a chi si è sentito giudicato o in imbarazzo o addirittura offeso leggendo dei miei “dubbi”. Quanto ho espresso non aveva doppie finalità. Chi ha letto bene anche solo le prime tre frasi nel mio post iniziale ha capito benissimo che non c’era alcuna intenzione di offendere e men che meno di giudicare. Abbiamo semplicemente modi di esprimerci diversi e ancora una volta prendo atto che le sensibilità, soprattutto quando si scrive e non si ha davanti la persona, possono essere molto diverse.


Grazie per aver contribuito con i vostri punti di vista a questa discussione e scusate se mi sono dilungata.

Un caro saluto.

María José


[Modificato alle 2012-09-02 11:09 GMT]
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Angie Garbarino
Angie Garbarino  Identity Verified
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Questo è in effetti interessante Sep 2, 2012

Mi sarebbe piaciuto (perché sintomo di ottimismo, di creatività) che qualcuno avesse fatto un ragionamento di questo tipo: “ho investito per diversi anni nella mia specializzazione, ho studiato bene un dato settore, mi sono ricavato una nicchia di mercato, riesco oramai a produrre parecchie parole al giorno nel mio campo senza lasciarmi la pelle, sono diventato abbastanza veloce perché mi sento sicuro in quello che traduco. Ora potrei forse fare un piccolo investimento nel marketing (certo, anche questo richiede impegno e tempo), potrei raddoppiare i clienti che pagano molto bene per non dovermi fare un mazzo bestiale. Potrei di conseguenza arrivare al doppio, al triplo o anche di più del fatturato che faccio attualmente. In questo modo, quando arrivano le tasse, pur se quello che risulta sulla carta non risponde a quanto mi è rimasto in tasca, mi resta comunque qualcosa che mi permette di crescere ancora, di investire ancora, di vivere anche bene o molto bene, di mantenere la famiglia senza sacrifici enormi, di mettere da parte ogni tanto qualcosa per la vecchiaia o per aiutare altri”.


Ti ringrazio per questo suggerimento, che probabilmente mi si addice e specie ora che sono sotto un regime fiscale molto più (nonostante tutti i problemi che la Spagna ha) "leggero", mi hai dato davvero spunti interessanti, ti assicuro anche che lo dico sinceramente.

Per parte mia, cercherò di fare un po' di marketing, (spero di riuscire a farlo nel modo giusto).

A me le tue domande non hanno arrecato nessun disturbo... e anzi approfitto anche per rispondere alla tua affermazione su colleghi che si vantano di essere emigrati per cercare regimi fiscali "migliori".
Se sembra che mi "vanti" (mi scuso con tutti, non era mia intenzione vantarmi) per essermi trasferita in un regime fiscale più favorevole, vorrei specificare che il mio trasferimento ha tenuto conto di tante varianti (non solo il regime fiscale).

Se avessi tenuto conto solo delle tasse avrei scelto UK o Irlanda, ma siccome gli anni passano ho preferito un paese con ottimo clima, per avere anche una migliore qualità di vita.

Vorrei perciò approfittare, se posso, per specificare che 6 sono i motivi della mia scelta,

1. Relativa vicinanza alla mia famiglia (1 ora e 40 di volo a prezzi ormai stracciatissimi)

2. Meraviglioso clima delle Baleari con enorme risparmio per il riscaldamento, che in piemonte incide in modo pauroso.

3. Non mi riconoscevo più nel sistema italiano in tutti i sensi e sinceramente la gente qui alle Baleari (non so nel resto del paese) è davvero molto, molto, molto migliore della gente delle mie parti (non voglio giudicare tutta l'Italia perché come sappiamo le caratteristiche degli italiani sono molto diverse da regione a regione).

4. La burocrazia gestibile, Il sistema fiscale "migliore" e più corretto di quello italiano (niente odiati studi di settore ad esempio).

5. Affitti e mutui più bassi e in generale costo della vita leggermente inferiore di quello del Nord Italia.

6. Last but not least il meraviglioso, indispensabile supporto e le chiare indicazioni di una carissima amica nostra collega che si è trasferita alle Baleari già dal gennaio 2010.

Buona Domenica

Angio



[Edited at 2012-09-02 09:26 GMT]


 
Angie Garbarino
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Brava Christel Sep 2, 2012

Christel Zipfel wrote:
Basta non rovinare il mercato con la scusa "tanto, non devo vivere di questo lavoro", "lo faccio solo per passione/passatempo" e via discorrendo.


Questo è un problema, sì, da pochissimo mi è capitato di parlare con una persona che lavora in azienda 8 ore al giorno, poi nel tempo libero traduce (tutto rigorosamente black), sono rimasta davvero male dalla sua seguente frase Ho lavorato per anni a 0.03 USD a parola ma mi sono fatta le ossa.





[Edited at 2012-09-02 12:37 GMT]


 
Federica D'Alessio
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Boh io non vi capisco Sep 2, 2012

...e credo di non essere riuscita a farmi capire, ma va bene così, ognuno per la sua strada e buonanotte.
Un'unica cosa: è veramente noioso che si vada a finire sempre a condannare le tariffe basse o chi fa il traduttore come secondo lavoro ecc. ecc.
C'era bisogno di altre 7 pagine di forum per arrivare alle stesse conclusioni di sempre?

[Edited at 2012-09-02 08:40 GMT]


 
Monica Paolillo
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Anche io, finora, ho preferito tacere Sep 2, 2012

... ma, visto che Marìa José ha finalmente ripreso in mano il filo del discorso iniziale, che mi pareva interessante e da cui, credo, siano state fatte diverse deviazioni (non ho letto tutti e me ne scuso), posso raccontare quello che è successo a me, in tutta umiltà e modestia.

Forse potrà servire a qualcuno che quelle domande se le pone profondamente tutti i giorni, come succede a me e Marìa José. Ritengo di aver sempre dato tutto a questo mestiere, sacrificando, a volte, t
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... ma, visto che Marìa José ha finalmente ripreso in mano il filo del discorso iniziale, che mi pareva interessante e da cui, credo, siano state fatte diverse deviazioni (non ho letto tutti e me ne scuso), posso raccontare quello che è successo a me, in tutta umiltà e modestia.

Forse potrà servire a qualcuno che quelle domande se le pone profondamente tutti i giorni, come succede a me e Marìa José. Ritengo di aver sempre dato tutto a questo mestiere, sacrificando, a volte, troppo di altro sebbene ritenga di vivere una vita piena dove, in realtà, non manca niente. Il mio mestiere è parte di me, ho un rapporto simbiotico con quello che faccio tutti i giorni, è come la tela per il pittore, o la chitarra per il musicista (siamo al limite del fanatismo, mi rendo conto) e non ne potrei fare a meno. Da 15 anni vivo esclusivamente di questa professione. Negli anni ho mantenuto un ufficio, mi sono sempre aggiornata con sessioni di formazione continua ogni anno, ho viaggiato per mantenere vive le lingue. Ho investito in strumenti informatici ecc. Tutti gli investimenti fatti sono stati ripagati nel brevissimo periodo e continuo a farne ogni giorno con entusiasmo e ottimismo.

Marìa José si riferiva al tetto dei 30.000 euro ma ritengo che, di questi tempi, le domande e i dubbi possano essere estesi a tutti i livelli di fatturato.

Pur non condividendo in toto il pessimismo generale di cui ho letto, anche se alcuni punti di vista devo ritenerli molto fondati (vedi Gianfranco Manca), devo ammettere che, negli anni, qualcosa è cambiato e che, per questo motivo, anch'io ho dovuto attuare diverse inversioni di tendenza adeguandomi alla situazione e ai diversi stravolgimenti. D'altronde, anche questo rientra nello spirito "imprenditoriale".

Avevo costruito anch'io faticosamente una nicchia, come quelle a cui accenna MJ ma, sebbene avessi un certo portafoglio clienti e applicassi tariffe che riterrei rispettabili, ho dovuto affrontare diversi problemi:

- La pressione sui prezzi è cresciuta costantemente, sempre più clienti chiedevano un adeguamento tariffario. Non l'ho attuato perché ritenevo che il livello di servizio che offrivo in termini di specializzazione e il tenore dei documenti che traducevo non potesse essere garantito a tariffe inferiori a quelle già applicate. Ritenevo, inoltre, di non poter offrire una qualità del servizio inferiore che giustificasse un abbassamento delle tariffe. Di conseguenza, il mio fatturato non si è ridotto, ma la fatica e i grattacapi sono aumentati esponenzialmente perché quegli stessi clienti mi contattavano, presumibilmente, solo dopo aver già tentato di assegnare i progetti ad altri traduttori a tariffe più basse. Le mie scadenze erano, quindi, sempre più strette. Si moltiplicavano le richieste di revisione di testi da cestinare, dove poi il risultato finale non avrebbe rispettato i miei standard di qualità, prima ancora di quelli dei clienti, visto che arrivavano all'ultimo momento. Lo stress era diventato insostenibile e il piacere del lavoro si era ridotto al minimo. È un dato di fatto che lavoriamo per guadagnare, ma è un fatto anche che, senza passione, la scelta quotidiana di questo lavoro comincia a perdere senso. Mi veniva spesso il dubbio che, a quel punto, sarebbe stato meglio abbassare le tariffe perché lavorare a quelle condizioni ne avrebbe certamente giustificato un aumento, che non avevo applicato né previsto. Questo è solo un esempio delle situazioni che mi portano spesso a credere che i ragionamenti che facciamo sulle tariffe siano miopi e che ci sfugga sempre qualcosa. Probabilmente, è impossibile seguire una linea univoca e coerente senza che poi questo ti si ritorca contro. Verrebbe da supporre, quindi, che la strategia imprenditoriale che prevede di applicare tariffe sempre alte indipendentemente dalle circostanze non sia valida.

- La pressione fiscale per i liberi professionisti con P.IVA basterebbe, da sola, a far passare la voglia di gestire una professione come questa e alle condizioni di cui sopra che, parlando con diversi altri colleghi, crederei piuttosto comuni. Ritengo che il malcontento generale sia ragionevole soprattutto perché il governo non sembra avere orecchi per noi da troppo tempo. Io, nel frattempo, mi sono trasformata in società.

- La flessibilità che qualcuno qui ha apprezzato, la possibilità di lavorare quando e come ci fa più comodo, nel mio caso non è un valore. Preferisco avere orari più o meno fissi perché è l'unico modo per vivere una vita al di fuori del lavoro.

- Dopo tanti anni, la stanchezza si avverte e, secondo me, giustifica la scelta di qualcuno di ridurre il carico e, di conseguenza, il fatturato. Se non ti senti bene, ti devi fermare (e lo stato non ti dà contributi di malattia), se hai un bimbo piccolo (e lo stato non ti garantisce la maternità), se devi assistere qualcuno in famiglia, non puoi lavorare con questi ritmi ed è bene rendersi conto di avere dei limiti e una vita che scorre. Per questo, sarebbe ragionevole pensare per un professionista di poter aumentare il carico in altri periodi per essere coperti per queste eventualità ma, come diceva tra le righe Gianfranco e viste le circostanze, è un'utopia...

- Credo che lavorino soprattutto per le agenzie i professionisti che offrono traduzioni verso l'italiano (la maggior parte di chi ci legge) che difficilmente possono proporsi sul territorio e trovare clienti diretti che richiedano le loro combinazioni linguistiche. Più facile per chi lavora verso la lingua straniera.

Non credo di aver fatto un'analisi né puntuale né esaustiva ma questi sono i punti che mi sono saltati in mente subito dopo aver letto il primo messaggio di MJ.

Ho cambiato mestiere? No, ho investito ancora una volta, a quasi 40 anni. Mi sono formata nella sottotitolazione e, da quasi un anno, traduco e sottotitolo video per il cinema, la TV e le aziende. Non offro solo la traduzione dei sottotitoli, ma anche il timecoding e la sincronizzazione a video. Offro al cliente un servizio completo che viene sempre più richiesto. Mi sembra stia funzionando, probabilmente perché la produzione di video per la trasmissione sul Web è aumentata e, di conseguenza, anche la richiesta di sottotitolaggio. Vi farò sapere come si evolve, per ora la sto vivendo come un'esperienza appagante e stimolante che mi mette di buon umore.

Buona domenica a tutti.

Monica
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Manuela Dal Castello
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Orari di lavoro Sep 2, 2012

Christel Zipfel wrote:
Ci sono i tempi morti, quando proprio non c'è lavoro, bisogna fare le fatture, elaborare i preventivi... E quindi le 45 ore settimanali (che già sono tante) facilmente diventano 50 o anche di più.

E' tutto un discorso teorico.

Ed ecco che 30 Euro l'ora risultano decisamente troppo pochi.



Christel, vedo che il tuo intervento è stato "citato per approvazione" in tutte le sue parti... quello che non ha citato Angie lo cito io. Grazie di aver sollevato questi punti

Infatti, una cosa difficile da far capire a chi non ha dimestichezza con il nostro mondo e (questo è triste) anche ad alcuni colleghi è che stare davanti al PC a cercare clienti, a controllare le varie offerte formative, a mantenere certi contatti, a fare le fatture e il resto che gli va dietro... oppure stare a spulciare giornali e riviste perché ci potrebbero essere clienti interessanti a cui proporre i propri servizi, piuttosto che ascoltare un film in lingua originale fermandosi ad ascoltare quattro volte una data sequenza, o a leggere un libro analizzando lessico e sintassi, È LAVORO.
Sono ore che non calcoliamo, ma sono ore lavorative a tutti gli effetti. Se facessimo queste attività non in quanto freelance, ma in quanto dipendenti, le svolgeremmo in ufficio in orario pagato.
L'importo di X euro all'ora che finisce per essere visibili nelle fatture in realtà "compendia" tutte le ore passate a fare lavori nell'ombra. Ed è un fatto di cui è assolutamente necessario tenere conto.


 
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Rispostina Sep 2, 2012

Maria José, hai scritto un trattato! Adesso bisogna riflettere con calma sulle molte cose (sensate, anche se non condivisibili per tutti al 100%) che hai scritto.

María José Iglesias wrote:
È vero che mi faccio in quattro e mi lamento ogni tanto perché sento la stanchezza (non di meno però degli operai che lavorano dall'alba al tramonto in un cantiere, in inverno come d'estate) ma ci credo e vado avanti.


Su questo permettimi di dissentire. È una stanchezza di tutt'altro tipo. Anche perché noi non abbiamo "padroni" che ci comandano se non noi stessi.

María José Iglesias wrote:
1. Sono molti i traduttori che preferiscono lavorare solo con agenzie a tariffe medie o basse (le agenzie difficilmente pagano oggi come oggi 0,13 €/parola ai freelance a meno che siano iperspecializzati, e anche quando realmente lo sono è difficile spuntare sempre questa tariffa). Io chiedo a questi: perché non lavorare con clienti diretti? Non mi è tanto chiaro quale sia il vero motivo di lavorare solo con agenzie.

Ti do la mia risposta umile e parziale: perché ai clienti diretti non potrei fornire un servizio completo. Tradurre la corrispondenza estera va bene, in andata e in ritorno, ma poi? Quando hanno il depliant da tradurre verso l'inglese, lo posso/devo fare io di madrelingua italiana?
E se il cliente che hanno è finlandese o piuttosto indostano, come gli posso proporre io i miei servizi? D'accordo che a volte usano una lingua pivot (inglese), ma in ogni caso non è un servizio completo quello che io posso dare.
Quindi sarebbero i clienti a rivolgersi ad un'agenzia anche per avere a che fare con me, perché hanno un solo interlocutore che gli gestisce tutto il discorso, di traduzioni attive e passive e di interpretariati con tutte le lingue che vogliono. Senza spendere un sovrappiù eccessivo, perché le tariffe del freelance e quelle dell'agenzia vanno più o meno a sovrapporsi ma avere 10 freelance comporta un carico di gestione di carte 10 volte superiore (e anche più, se calcoliamo il discorso delle ritenute d'acconto) a quello causato da una sola agenzia.

Ho guardato la categoria di clienti diretti sbagliata? Sì, può darsi, infatti ci sto riflettendo da un po'. Però non ho trovato indicazioni, almeno fino ad ora.

Manuela


 
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Scusate ma ho un'ultima cosa da dire, anzi delle scuse da fare Sep 2, 2012

Una collega mi ha gentilmente fatto sapere in privato che 2 anni fa quando scrissi quello che ho scritto sul fatto che si possa arrivare a 50mila euro di fatturato essendo mediamente in gamba, stessi sottintendendo che chi non c'arriva non è in gamba mentre io sì e che la cosa colpì tanti colleghi scatenando malumori ecc.

Sono molto dispiaciuta per questo. Chiedo davvero scusa a tutti per aver dato quella impressione: avevo scritto un lungo intervento di spiegazione che pe
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Una collega mi ha gentilmente fatto sapere in privato che 2 anni fa quando scrissi quello che ho scritto sul fatto che si possa arrivare a 50mila euro di fatturato essendo mediamente in gamba, stessi sottintendendo che chi non c'arriva non è in gamba mentre io sì e che la cosa colpì tanti colleghi scatenando malumori ecc.

Sono molto dispiaciuta per questo. Chiedo davvero scusa a tutti per aver dato quella impressione: avevo scritto un lungo intervento di spiegazione che però non pubblicherò, perché al fondo conta solo una cosa, evitare di offendere le persone, o di farle sentire male, ma anche evitare di dare impressioni sbagliate e io evidentemente non sono capace di intervenire su questo forum senza dare di me un'impressione sbagliata.

Vorrei però aggiungere una cosa, perché non sarei in pace con me stessa se non lo dicessi: capisco i malumori che con la mia involontaria arroganza può aver generato, ma li capisco solo fino a un certo punto. Credo fortemente che ciò che uno scrive o fa, riguarda solo e soltanto quella persona. Quindi potrei anche stare qui a specificare che cosa intendevo dire con 'basta essere mediamente in gamba per fatturare 50mila euro'. Potrei dire 'avrei dovuto specificare che non è il mio fatturato', però in realtà, potrei anche dire 'ma chi vi ha detto che io fatturo tanto? Siete voi che siete dei maliziosi e pensate che se uno parla di cifre o di tariffe, si sta vantando di sé'.

Il giusto in questo caso, credo stia nel mezzo quindi farò, in breve, tutte e due le cose. Ho sicuramente dato di me un'idea sbagliata suggerendo che ero io a fatturare tanto quando invece erano solamente delle proiezioni, magari anche sbagliate, tra quello che avevo fatturato, in proporzione alle mie tariffe di allora, e in proporzione alle ore di lavoro ecc. e ai miei margini di crescita, e non sto qui a dilungarmi su questo perché è un discorso davvero complesso che ho solo sintetizzato e portato alle estreme conclusioni con la mia frase di due anni fa, grave errore ora l'ho capito, però non ho proprio voglia di starlo ad aprire ora più di quanto non abbiamo già discusso in questi giorni.

Ma credo anche, francamente, che in questo forum sia molto faticoso dire quello che si pensa con tutti i propri limiti e difetti (io sono veramente incapace di parlare senza tagliare le parole col machete, mi dispiaccio di questo ma non ho ancora imparato un altro modo) e anche ovviamente ragionamenti o calcoli sbagliati, senza finire sempre in qualche occhio del ciclone basato più sul chiacchiericcio o sulle pulci personali, che sul confronto di idee generali.
E credo anche che il forum di Proz viaggi su due livelli: ciò che ci si dice in pubblico, e ciò che ci si dice in privato sulle persone (forse alcuni di voi staranno pensando 'hai scoperto l'acqua calda', che dire... mi sa che sono un bel po' ingenua). Beh, con tutto il rispetto sincero che nutro per tutti voi, io queste cose proprio non le digerisco e sono lontanissime da me. Come è ovvio ho le mie idee sulla simpatia o meno delle persone, ma non mi sogno mai di rimuginare sulla vita o sulla realtà di chi ti dice certe cose. Sono comunque fatti suoi e io in principio credo nella buona fede di chi mi parla e in particolare traggo, da un forum professionale, solo le idee che mi interessano. Ma qui non è così.

In tutti questi anni mi è capitato centinaia di volte di sentirmi dire in occasioni varie 'quello parla di tariffe tot, e poi le applica tot', in qualche sparuto caso l'ho verificato di persona, anche. Ma a me non interessa affatto: se anche mi ha detto bugie, sono fatti suoi. Se credo che l'idea generale che le tariffe tot mi abbia stimolato e convinto, visto che siamo colleghi di lavoro a distanza e non lavoriamo insieme, né tanto meno abbiamo altro tipo di relazione in comune, non mi interessa quello che fa. Peggio, o meglio, per lui/lei.

Per questo mi ha colpito e anche turbato abbastanza che a distanza di anni ci si ricordasse di un mio intervento e che evidentemente lo si sia commentato, denigrato, facendo illazioni su di me e sulla mia persona, in chissà quali e quante occasioni.
Di nuovo mi scuso per aver dato un'impressione sgradevole. E' sicuro che dopo questo episodio, per quanto mi riguarda, ogni tipo di relazione con i forum di Proz è finita per sempre. Un peccato, davvero, che un forum di professionisti debba essere un luogo da cui tenersi a distanza, ma è evidente che è meglio così, per evitare si chiacchieri su di sé (e immagino che dopo questo argomento, aumenteranno le chiacchiere? Beh pazienza, io sto a posto con la mia coscienza, e dico ciò che mi sento di dire).
Mi scuso per l'off topic (quasi) totale e mi scuso ancora con voi per le mie parole arroganti di due anni fa.
Buona domenica,
Federica
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Dubbio "esistenziale": traduttori affermati che non riescono a fatturare per vivere degnamente?






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